mercoledì 3 giugno 2009

Nastro celeste

3 giugno 2009
Casale abbandonato della famiglia Torlonia, Via di Castel di Leva

Accade spesso che gli artisti, con la loro sensibilità e creatività, riescano a cogliere con largo anticipo temi poi destinati a diventare oggetto di un dibattito culturale e politico di ampio respiro.
È stato così anche in Sardegna dove la performance di una grande artista ogliastrana, Maria Lai, ha posto più di vent’anni fa, il tema, oggi fondamentale, del rapporto tra spazio fisico, luogo e comunità.
La scena di questo memorabile intervento era il suo paese natale, Ulassai, scosso da rivalità e tensioni interne che ne facevano un aggregato di edifici ma non un insieme sociale coeso. Maria collegò con dei nastri colorati ogni casa all’altra in un vivace e finto gioco di costruzione di legami e interazioni grazie al quale si ebbe l’immagine, visualizzata in modo indelebile, di uno spazio delle relazioni tra le diverse abitazioni. Tutti coloro che furono coinvolti in questo gioco furono costretti a capire che Ulassai, la sua anima, la sua intima essenza, la sua identità erano rappresentati molto meglio e assai più dai nastri che non dalle case e dalle strade, perché un paese è prima di tutto un gruppo eterogeneo di persone che comunicano attraverso lo spazio.

Silvano Tagliagambe, in Legarsi alla montagna, in A. GRILLETTI MAGLIAVACCA, Ulassai. Da ‘Legarsi alla montagna’ alla ‘Stazione dell’arte’, Cagliari, Arte Duchamp, 2006, pp. 37-43: pp. 37-38.

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