sabato 20 giugno 2009

Nastro celeste

Casale abbandonato della famiglia Torlonia lungo Via di Castel di Leva

I nastri da lei usati sono infatti simboli, l’equivalente materiale di significati immateriali, come la fiducia reciproca, il desiderio di dialogare e confrontarsi con gli altri, l’apertura mentale, lo spirito di amicizia e di collaborazione. I simboli si presentano come un anfibio che vive, congiuntamente nel mondo interno dell’uomo sottoforma di idee, valori, sentimenti, emozioni, e in quello esterno, dove assumono la forma di un veicolo materiale qualunque [...] e, proprio per questo, sono lo strumento più efficace di mediazione tra questi due ambienti diversi. Essi sono efficaci, dunque, proprio se, e in quanto riescono a mantenere quella loro natura anfibia, il che significa che debbano innescare movimenti in una duplice direzione: dal mondo interiore dell’uomo verso il mondo esterno, come riflessione e attività dei soggetti, individuali o collettivi, che si insinuano all’interno di esso, provocando effetti e conseguenze tangibili; e come azione che nasca al di fuori di questo mondo interiore e sia recepita da quest’ultimo radicandovi in profondità nuovi concetti e nuove emozioni, tanto forti da riuscire a spostare il confine della mente e del corpo rispetto alla loro posizione abituale, cioè di innescare specifici effetti su/nella realtà.

Silvano Tagliagambe, La politica alta cammina su un intreccio di fili colorati, in A. GRILLETTI MAGLIAVACCA, Ulassai. Da ‘Legarsi alla montagna’ alla ‘Stazione dell’arte’, Cagliari, Arte Duchamp, 2006, pp. 37-43: pp. 37-38.

Nessun commento:

Posta un commento