venerdì 22 maggio 2009

Mappatura fisica

13 maggio 2009

RECTO


LEGENDA

Biglietto atac: appuntamento alle 13:18 alla stazione La Rustica Città. Lascio il motorino a Termini e mi sposto con la metro B a Tiburtina, dove prendo il trenino delle 13:01 in direzione Tivoli.
Briciola di tarallo salato, carta di gomma da masticare, frammento di vetro d’auto: pranzo veloce sul marciapiede sporco, davanti alla strada trafficata.
Foglia d’insalata e legno di cassetta da frutta: mercato ortofrutticolo all’aperto di Via Dameta.
Logo del progetto: Panagiotis imprime sul marciapiede, con le bombolette, la spirale rossa attraversata dal polivalente acronimo GRA.
Semi di zucca (semenche), e loro disegno firmato da Madonna: chiacchiere davanti alla casa in muratura del campo nomadi di Via Dameta, dove ci ha condotto Lucio Conte. Mentre un gruppo di noi si fa raccontare la storia del campo e dei suoi abitanti io e Margherita veniamo circondati da bambini che si divertono a disegnare sulle nostre mappe.
Disegno della regione Marche e relative informazioni: Claudia, che mi fa compagnia durante tutto il tour del campo, mi ripete la lezione di geografia sulla quale è stata interrogata.
Carta di cerotto: segno dell’organizzazione degli abitanti del campo. In tre giorni, chiedendo a amici e alla portineria dell’università, non sono riuscita a reperire un cerotto per coprirmi il dito che mi sono tagliata; appena lo chiedo a una signora con la lunga treccia nera entra sicura in un bianchissimo bagno con la vasca idromassaggio e me ne porge una scatola.
Rametto di gelsomino: Via Delia è un susseguirsi di villette con giardini curati e siepi profumate.
Buccia di melanzana, foglia di carciofo, macchia di caffè: al numero 106 veniamo invitati per un caffè da due gentilissime signore che stavano pulendo le verdure per metterle sott’olio.
Papavero e spighe: costeggiando il raccordo attraversiamo un bellissimo campo “tricromatico”: il rosso dei fiori, il giallo delle spighe, il verde dell’erba.
Etichetta in plastica con nome orientale: il campo termina del parcheggio dell’albergo Novotel, evidente meta di pullman turistici.


VERSO
LEGENDA

Foglia di allora resa grigia dalla polvere: Via Collatina è un via vai di camion e autotreni immersi nel pulviscolo.
Macchia di terra: attraversiamo un terreno in costruzione, arido e secco.
Margherita gialla: aldilà di un fossato si stende una distesa gialla, impressionante proprio per la contrapposizione con l’arsura del terreno da cui usciamo.
Tappo di birra e spicchio d’aglio: tra gli alberi sono accampati un gruppo di rumeni che hanno appena pranzato.
Trifogli: ci sdraiamo in un prato di trifogli. Sono così alti che lasciamo profonde sagome tra il verde.
Sasso: arriviamo su Via Prenestina uscendo da una piccola strada di campagna.
Carta di gelato: pausa al bar accanto al negozio di lampade “La casa della luce”.
Ex (1) salumificio (2) Fiorucci (3) occupato (4):
(2) gancio per carni, bullone: residui del lavoro che vi veniva compiuto.
(1) foglia di fico: simbolo dell’abbandono e del degrado del complesso in disuso da anni, le cui stanze sono invase da escrementi di animali e da vegetazione casuale.
(3) scotch con il logo della fabbrica: il grugno sorridente di un porcellino rosa è la sbiadita traccia del vecchio salumificio
(4) ritaglio di giornale: nonostante il degrado e l’abbandono la ex fabbrica “vive” di nuovi fermenti. Il giornale con la data di oggi che raccolgo da terra diviene traccia di persone che, abitandovi, si informano e comunicano con “l’esterno”.

FRANCESCA

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