venerdì 29 maggio 2009

Nastro celeste

26 maggio 2009
Via Ardeatina

Poi, una mattina, c’è un botto e si vede un nastro volare sul paese portato da un razzo: è il segnale per l’inizio. Da ogni casa qualcuno esce a legarsi ai propri vicini o si affaccia per gettare il nastro che sarà raccolto da altri. L’operazione dura meno di un’ora, nessuna casa resta esclusa. Intanto Cagliari aveva offerto l’opera di tre scalatori per portare il nastro sulla montagna. È lo spettacolo più atteso dalla gente. [...] È un’attesa silenziosa, col fiato sospeso per circa due ore. Quando il nastro si solleva ad arco, dalla montagna ai tetti delle case, sembra un getto d’acqua. Si Scatenano urla, battimani, suoni di clacson, canti e balli fino a notte inoltrata.
Forse che il grande sogno ad occhi aperti dell’arte moderna di cambiare la vita si è realizzato, sia pure una volta soltanto, proprio qui, in questo luogo lontano dove i nomi prestigiosi dell’avanguardia artistica non sono altro che nomi? Credo di sì: qui, l’arte è riuscita là dove religione e politica non erano riuscite a fare altrettanto. Ma c’è voluta la capacità di ascolto di un’artista che ha saputo restituire la parola a un intero paese, [aiutandolo] ad aprirsi con disponibilità nuova al colloquio e alla solidarietà.

Maria Lai, Legarsi alla montagna, pp. 30-31 e Filiberto Menna, Tela celeste. Nastro celeste (1982), in A. GRILLETTI MAGLIAVACCA, Ulassai. Da ‘Legarsi alla montagna’ alla ‘Stazione dell’arte’, Cagliari, Arte Duchamp, 2006, pp. 25-32: pp. 30-31 e pp. 33-35: p. 33.

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